Rapporto di Sostenibilità 2017 di AITEC

L’Associazione Italiana Tecnico Economica del Cemento ha pubblicato il suo quinto studio di sostenibilità, relativo al triennio 2014-2016. Mentre le industrie incrementano lievemente, l’utilizzo dei combustibili alternativi e le emissioni specifiche seguitano a calare, a livello economico la congiuntura si conferma negativa.
Il Rapporto rileva i dati, le azioni e i progetti in materia di sostenibilità (economica, ambientale e sociale) delle aziende associate. Dallo studio emerge che, se il cemento è il materiale più usato al mondo dopo l’acqua, il suo uso responsabile –unito alla ricerca tecnologica e alla sostenibilità del suo processo produttivo – può contribuire fattivamente a prevenire le conseguenze dei cambiamenti climatici, proteggendo persone e ambiente. 

Proprio su questo piano, con una battuta, potremmo dire che, in periodo di guerra alla crisi, le imprese cementiere hanno dismesso la vecchia, grigia divisa, per vestirsi, come un secolo fa, in grigioverde. 
Nella finestra temporale contemplata dal report di AITEC, infatti, spiccano sul resto le migliorate performance ambientali del comparto. 
Particolarmente significativa risulta la riduzione delle emissioni specifiche medie (valutate per singola tonnellata di clinker). 
Tra il 2014 e il 2016 si registra infatti un abbattimento dei principali parametri emissivi: -14,8% degli ossidi di azoto NOx, -33,5% degli ossidi di zolfo SO2e -25,3% delle polveri PM10. 

Tali risultati sono stati resi possibili dagli investimenti in nuove tecnologie di riduzione degli impatti che, nonostante la crisi del settore, sono ammontati a oltre 66 milioni di euro negli ultimi tre anni. Il recupero sia di materia sia di energia dai rifiuti è considerata a livello europeo una delle migliori tecniche disponibili (BAT) in tema di sostenibilità. Il lento ma costante aumento dei tassi di sostituzione dei combustibili fossili e delle materie prime naturali testimonia la volontà e la capacità dell’industria italiana del cemento di aderire ai principi europei della Circular Economy. 

Lieve, ma significativo, l’incremento del tasso di utilizzo dei combustibili alternativi, aumentato dal 13,3% del 2014 al 16,5% del 2016 (+3,2%), a fronte della rispettiva riduzione del consumo di combustibili fossili non rinnovabili. 

Altro dato di rilievo, che va a beneficio della tutela del territorio, è la progressiva sostituzione delle materie prime naturali con materiali derivanti da scarti di altri processi industriali. Nel 2016, questo tasso di sostituzione ha raggiunto il 6,7%, valore in linea con agli altri paesi europei. L’obiettivo è quello di ridurre il più possibile l’impatto delle attività estrattive, preservare la biodiversità e razionalizzare il consumo di risorse naturali con un uso efficiente delle risorse. 

Volgendo lo sguardo al continente tutto, l’Italia è ancora molto distante dalla media europea e dai livelli di utilizzo degli altri Paesi: le cementiere europee (tedesche, austriache, francesi) realizzano tassi di utilizzo elevati anche grazie a combustibili derivati dai rifiuti provenienti dal nostro Paese, dove tale pratica incontra forti opposizioni a livello locale.  

A fronte di tale indefesso impegno ecologico da parte dei produttori, occorre tuttavia dire che le cifre che dettagliano la congiuntura economica permangono con segno negativo e in decrescita. Nel 2016 la produzione italiana di cemento è stata di 19,3 milioni di tonnellate, con un ulteriore calo del 7,2% rispetto al 2015. Il ridimensionamento strutturale del settore ha avuto un inevitabile impatto negativo anche a livello di addetti che nel triennio sono scesi del 13,8% (si tratta tuttavia di una diminuzione minore rispetto al calo produttivo registrato).
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